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VISITA AL MEMORIALE DELLA SHOAH

  • Feb 27, 2020
  • 2 min read

Mercoledì 15 gennaio 2020, noi alunni della classe III E, insieme ai compagni di III B, ci siamo recati a Milano, accompagnati da alcuni professori, tra cui la prof.ssa Frigerio e la prof.ssa Colombo, con lo scopo di visitare la Casa di Manzoni e il Memoriale della Shoah, anche noto come “Binario 21”, che si trova su un lato della Stazione Centrale. Quest'ultima visita ci ha colpiti particolarmente. Appena entrati, abbiamo subito notato un grande muro grigio di cemento, freddo, con incisa la parola “INDIFFERENZA”. In questa prima sala la guida si è soffermata molto, raccontando dell’indifferenza che hanno avuto molte persone che, pur sapendo della strage che stava accadendo, non hanno fatto niente. Subito siamo stati invasi da angoscia e abbiamo ascoltato quello che la guida ci diceva: la deportazione degli Ebrei e di tanti altri prigionieri, la crudeltà dei Tedeschi e il racconto di Liliana Segre, bambina italiana, di origini ebraiche, che a soli 13 anni fu deportata ad Auschwitz. Dopo una dettagliata spiegazione da parte della guida, abbiamo proseguito fino al binario 21, un luogo straziante, che incute tensione e terrore, in quanto, proprio sui treni che partivano da lì, gli Ebrei e altri prigionieri venivano deportati ingiustamente ai campi di concentramento o sterminio. Sul binario, c'era un vagone marrone: l’interno era vuoto, spoglio, privo di finestrini e poco accogliente. I segni inquietanti posti sulle pareti ci hanno davvero impressionato e spaventato: simboleggiano la disperazione e il terrore dei poveri deportati. Successivamente siamo passati vicino ad un muro, sul quale venivano proiettati tutti i nomi delle persone che sono salite su quei vagoni: in rosso chi si era salvato, in bianco chi non era più tornato. Il vero problema è che lungo tutto il muro, il colore era quasi solo uno, il bianco, tranne qualche raro nome in rosso, come quello di Liliana Segre, oggi senatrice a vita. Colpiti dal numero di vittime, ci siamo diretti verso una specie di piramide di metallo, l’ultima tappa dell’uscita didattica, che si chiama “stanza della riflessione”.

Lì, la guida ci ha raccontato di molti personaggi più o meno famosi che, pur rischiando la vita, hanno salvato molti esseri umani, dando loro soldi, documenti falsi, per fuggire verso Paesi neutrali, nemici della Germania, o Paesi non ancora conquistati dai Tedeschi. Ecco alcune delle nostre riflessioni: -Ho riflettuto sull’enorme discriminazione che c’è stata in passato, contro non solo gli Ebrei, ma anche contro altre “razze”. Noi siamo fortunati a non aver vissuto questa esperienza. Matilde M.

-Penso a quelle persone che non avevano fatto nulla di male e che hanno dovuto subire tutte quelle atrocità da parte dei Tedeschi: ciò è davvero ingiusto. Alessandro S.

-Paragono i nazisti a delle “bestie”, perché ciò che hanno fatto è davvero inaccettabile. Giovanni

-Ancora oggi ci sono delle discriminazioni razziali; noi siamo felici di vivere dove la deportazione non esiste più. Francesca

-Questa visita mi ha fatto pensare a quanto fosse difficile la vita ai tempi della discriminazione e dell’antisemitismo e a quanto siamo davvero avvantaggiati noi! Silvia

-Secondo me, questa uscita è stata molto importante, innanzitutto perché ci ha permesso di conoscere davvero la realtà, ma soprattutto perché mi ha fatto riflettere su quanto sia importante e necessaria la memoria, perché è solo grazie a questa e conoscendo il passato che non ripeteremo più gli stessi errori e che potremo costruire un mondo senza guerra, un mondo di pace! Alessia

Questa visita è stata interessante, perché molte volte si parla di Shoah come qualcosa di molto lontano da noi. In realtà, basta andare a Milano per trovare uno dei più grandi centri di deportazioni. Su quel binario, da cui sarebbero dovuti partire le merci e il bestiame, furono invece portate migliaia di persone, per andare a morire lontano, chissà dove.

 
 
 
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